A conclusione della giornata di mobilitazione di Brain_Unibo del 5 maggio, abbiamo affisso alle porte del Rettorato 11 testi sull'università, come traccia di riflessione e iniziativa per i prossimi tempi. Le riportiamo qui:
1. L’università è parte di un sistema integrato tra didattica e ricerca, città e società. Reclamare uguaglianza a partire dall’università significa rifiutare di riprodurre nell’insegnamento, nella ricerca e nello studio, le logiche del mercato e le sue gerarchie.
2. Inclusiva è la didattica che permette di combattere le disuguaglianze. Le tasse vanno abbattute, superata la logica dei crediti, garantite connessioni e tecnologia adeguate a chi studia, l’accesso ai servizi per lo studio non può essere limitato alla città, ma deve essere deterritorializzato.
3. Ricca è la didattica che mantiene un rapporto con la ricerca. Devono essere interamente riconsiderati i carichi didattici e sistematicamente programmato un aumento del corpo docente, senza che ciò comporti un aumento della precarietà.
4. Innovativa è la didattica che permette a studentesse e studenti di emanciparsi dalla condizione di ‘merci povere’ per un mercato del lavoro precario. Studio e insegnamento sono cooperazione e ricchezza sociale. Non ammettiamo gerarchie tra la presenza e la distanza.
5. L’equiparazione tra crediti e merito produce e riproduce disuguaglianze e gerarchie. Affinché studenti e studentesse possano avere accesso alla città rivendichiamo l’abolizione del sistema dei crediti nell’erogazione delle borse di studio, nell’assegnazione degli alloggi, nell’esenzione delle tasse e nel rinnovo dei permessi di soggiorno per studio.
6. L’università deve essere aperta. Non è sufficiente riconsegnarci gli spazi universitari di prima con l’aggiunta del digitale, ma sono necessari un ripensamento e una trasformazione che li aprano a nuove forme di commistione con la città e il tessuto urbano, a nuove pratiche di studio e insegnamento, a nuovi tempi di vita per chi fa l’università.
7. La distribuzione dei fondi del Recovery Plan deve essere un campo di scontro. Non accettiamo che l’Università sia ridotta a un’appendice delle imprese per la trasmissione di un sapere povero e funzionale a logiche privatistiche. Non accettiamo che i finanziamenti siano vincolati alla subordinazione dell’Università alle priorità del tessuto produttivo.
8. La Terza missione trasforma la ricerca in merce, docenti e ricercatori in consulenti al servizio di imprese e amministrazioni pubbliche che saranno valutati in funzione della loro vendibilità sul mercato. Non accettiamo che istituzioni e imprese abbiano un crescente ruolo politico ed economico nell’indirizzare il lavoro del corpo accademico.
9. La politica della scienza basata sulla committenza secondo il modello dei progetti europei ostacola l’innovazione. Reclamiamo innovazione contro la ricerca a progetto basata sulla rincorsa e il ricatto dei bandi, sulle missioni finanziarie e sull’industrializzazione del dottorato.
10. La ricerca è una pratica sociale e di cooperazione, non un’impresa individuale. La risposta di Unibo alle difficoltà di accesso ad archivi, biblioteche, fonti e fondi è stata: siate resilienti. Resilienza per noi significa reclamare una risposta politica collettiva a questo impoverimento della ricerca e alla sua individualizzazione.
11 È necessario contrastare il legame ormai sistematico tra ricerca, precarietà e competizione. Le proroghe di dottorati e assegni di ricerca, sempre parziali e spesso non pagate, sono necessarie per riprogrammare il proprio lavoro, ma non sono una risposta sufficiente. Contro la precarietà competitiva reclamiamo tempo e spazio per una ricerca che produca innovazione sociale.
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